Come investitrice nel mercato immobiliare, nutro da anni un certo interesse per le dinamiche che guidano i mercati della compravendita e dell’affitto, e da sempre, la regola aurea è una: location.
Questo era un principio sacro nell’era pre-COVID. E adesso?
L’opinione più o meno diffusa suggerisce che la rivoluzione del lavoro a distanza (smartworking) porterà le persone da città affollate e costose a territori più verdi e più sostenibili. In molti valutano traslochi nelle seconde case, nelle periferie, al mare, montagna, al lago o in campagna, complice la velocità di connessione ad una rete sempre più stabile. Il lockdown sembra avere aperto nuovi scenari: vivere nella natura conciliando famiglia, professione e tempo libero e mantenere un lavoro ben pagato in città è possibile.
Cambierà allora il tessuto urbano? E soprattutto, è un fenomeno sufficientemente grande per essere strutturale?